... e
l'uccellino trovamiele
Il profondo immenso sud, architetture geologiche e punteggiature poetiche di quiver tree, distese vertiginose di nulla e deserti di roccia, erba d'oro e d'argento, bush secco stecchito. Il canyon, il confine, il Richtersveld National Park, Luderitz, Kolmanskoppe la cittadina fantasma dei fantasmi dei cercatori di diamanti. Una tappa ad Aus. Il distributore di carburante è senile e memorabile, una cosa antica, starebbe bene in un museo di testimonianze vintage del mondo automobilistico. Trentacinque minuti per fare il pieno - ok che la jeep ha il doppio serbatoio, però... Ma sì, i tempi africani, chi ha fretta? La fretta è una brutta malattia, fa male alla pelle alla psiche al pianeta a tutto. Dormiamo all'Aus Klein Vista, un bel posto, ma un po' strano, sembra di essere su un versante di una collina di pietre di Marte, le camere come casupole rettangolari di coloni spaziali, in ordine sparso tra i massi e i cespugli del bush rado e cespuglioso. C'è un recinto con dentro un orice albino, un essere diverso, ha l'aspetto alieno e malato, pallido, con gli occhi rossi tristi e randagi. Per andare dal ristorante alle stanze si percorrono stretti sentieri in terra battuta che aggirano isole di vegetazione e sassi.
E' notte. Esco dalla camera, scendo i tre scalini, faccio tre
passi sul terreno conosciuto, strizzo l'accendino (sono uscita a fumare) e
guizza la fiamma; ma la lascio subito andare, non l'ho nemmeno guardata,
attratta all'improvviso da un movimento repentino alla mia destra. E lo vedo.
Sarà a tre metri da me. Sul sentiero che porta alla stanza, alle stanze di
quest'area particolarmente marziana. E' immobile - siamo immobili.
Pietrificati, entrambi. Ci guardiamo. E' un grosso essere nero, tutto nero, più
nero della notte, del buio della pece della liquerizia. L'honey badger, il
tasso della Namibia. E' la prima volta - e finora l'unica (la vicenda risale a
un po' di anni fa) - che lo vedo dal vivo, libero e selvaggio, e così vicino
poi! Ho il batticuore. Sono incantata e curiosa come una bambina, ho anche un
po' paura. E' un animale che s'intuisce possente e muscoloso e forse spietato -
ben più grande e nero dei nostri tassi italiani. Qualcuno poi mi dirà che in
effetti, in caso di bisogno, se per esempio si sente attaccato, può essere
aggressivo e tutt'altro che innocuo. Cinque secondi. Dopo di che balza come un
bolide nel cespuglio contorto che gli sta vicino, sul fianco meridionale della
stradina. E confondendosi con le ombre impenetrabili del bush, si dilegua senza
fare altri rumori che un veloce scuotere di rami iniziale - e poi basta, di
nuovo solo notte e silenzio e stelle.
Laurens van der Post, nel suo libro Il cuore del cacciatore, riporta una storia sull'honey badger,
favolosa divertente e saggia, raccontata dal boscimane che viaggia con lui, a
seguito di un fortuito incontro con l'animale in pieno deserto del Kalahari:
"Qualcosa stava
scuotendo con violenza le fronde dei cespugli spinosi... Il muso era di un nero
splendente, il naso a punta e gli occhi simili a lustrini di un abito da sera.
Aveva spalle ampie e un corpo allungato, una pelliccia così lenta che tremolava
come gelatina pur essendo fitta e nera come una corazza. Il dorso era color
ruggine, le zampe corte e arcuate. Aveva un'espressione talmente determinata da
sembrare quasi una caricatura. Quando lo vidi scattare in direzione del tuono,
saltai giù dalla Land Rover... Sentendo il rumore... l'animale si fermò a una
cinquantina di metri da noi, e ci guardò senza il minimo timore, come se
volesse sfidarci ad avvicinarci. Quando vide che restavamo fermi si limitò a
ingiungerci, con un suono a metà fra un soffio e un fischio, di farci gli
affari nostri. Quindi si scrollò e si allontanò... Non conosco nessun'altra creatura
al mondo così coraggiosa, così consacrata al proprio modo di vivere e con
ancora così tanta magia delle origini.
[Il boscimane disse:]
'Quello sa badare a se stesso meglio di qualsiasi altro animale'. 'Ma Dabé, se
è così bravo' ribattei, umanizzando il tasso come faceva sempre lui quando
parlava di animali 'perché non ha scelto un posto migliore di questo? Di che
cosa può vivere qui?' 'Di larve e di insetti... Coleotteri, centopiedi,
scorpioni, formiche e serpenti. Oh, quanto gli piacciono i serpenti! Non c'è al
mondo un cacciatore di serpenti migliore di lui'. La pelle del tasso era così
spessa, spiegò, che i denti dei serpenti, persino quelli del mamba, non
riuscivano a perforarla. Quando un tasso vedeva un serpente iniziava subito a
cacciarlo e non aveva pace se non quando lo aveva ucciso. Arrivava persino a
inseguirlo nella sua tana e a combatterlo lì dentro, nonostante lo svantaggio.
Mi fece una descrizione tanto vivida del tasso che mangiava il serpente che mi
sembrava di vederlo ingoiare grovigli di serpenti come fossero spaghetti. Il
tasso... non sapeva cosa fosse la resa né la rinuncia... Gli altri animali lo
sapevano, e anche se era piccolo, preferivano lasciarlo in pace... Però il
tasso ha un grande amico... Quando nella casa delle api i favi color ambra
erano pieni, l'uccellino andava a chiamare il tasso. Qualsiasi cosa stesse
facendo, il tasso smetteva di farla e lo seguiva... Ogni cinquanta passi
l'uccellino scendeva a posarsi su un cespuglio... per essere certo che il suo
amico lo stesse seguendo e se non lo vedeva ripeteva il richiamo. Il tasso
rispondeva nella sua lingua con un suono sommesso simile a un sibilo... Dabé
imitava così bene il verso del tasso... Di tutti i suoni del mondo, Dabé disse
che quello era il più bello da udire: la voce di un amico che chiama un amico.
E quando il suono non si udiva più, allora voleva dire che il tasso stava
tirando fuori il miele... In tutto il mondo non c'era nessuno che amasse il
miele come quei due. Avrebbero mangiato fianco a fianco da quei grandi amici
che erano, ciascuno scegliendo quello che gli piaceva di più. A volte
l'uccellino aiutava allo stesso modo anche gli uomini, ma solo quando non
riusciva a trovare l'amico. Preferiva il tasso all'uomo. Gli chiesi perché...
'Ah! Lo sai come sono oggi gli uomini: vogliono troppo' ... Gli uomini avevano
capito che l'uccellino trovamiele preferiva il tasso a loro. Si aggiravano nei
posti preferiti dal trovamiele e imitavano il richiamo del tasso. L'uccellino
li guidava fino al miele; poi però si accorgeva di essere stato ingannato, e la
prima volta che incontrava l'amico gli raccontava tutto. Gli uomini dovevano
fare attenzione a non far vedere il loro volto al trovamiele e a non lasciare
tracce che portassero al loro riparo: altrimenti il tasso li avrebbe
rintracciati e di notte quando dormivano avrebbe strappato loro i testicoli a
morsi. 'E sai' aggiunse Dabé 'quello quando morde non lascia la presa fino a
quando non ha chiuso le mascelle. Puoi anche picchiarlo sulla testa, infilzarlo
con la lancia, ma lui non lascia la presa fino a che non ha finito quello che
deve fare'. Ringraziai Dabé per avermelo detto e pensai che il tasso doveva
essere un animale davvero straordinario... 'Non ti ho ancora detto la cosa più
interessante... come fa a portar via il miele alle api... Il corpo del tasso
non ha problemi, protetto com'è dalla pelle spessa. Ma il muso, gli occhi, il
naso e la zona soffice sotto la coda? ... Quando trova l'entrata della casa
delle api fa molta attenzione ad avvicinarsi di schiena, con la coda ben
ripiegata tra le zampe. Solo quando pensa di essere al posto giusto alza di colpo
la coda, appoggia veloce il didietro contro l'entrata e prima che le api
possano chiedersi come mai all'improvviso si è fatta notte, scarica nella casa
una puzza micidiale dopo l'altra... non hai idea di quanto sia spaventoso
quell'odore... Le api non lo reggono. Quelle che sono dentro crollano a terra
come morte, e le altre sentendo l'odore da lontano, se ne stanno alla larga. A
quel punto il tasso in un attimo tira fuori il miele per sé e per il suo
amico'.
... Nessun
animale appartiene alla terra più del tasso. In un senso profondo esso è la
terra fatta carne. E non c'è uccello che appartenga al pianeta terra più del
trovamiele... Era giusto che in questo avvicinamento degli opposti, nella
nascita di tale associazione, la ricompensa fosse il miele; perché nel primo
linguaggio delle cose il miele è simbolo di saggezza, quella forza gentile che
pervade lo spirito di chi si dedica a unire gli elementi contrari della vita".
[Liberamente tratto da Il cuore del cacciatore, Laurens van der Post, Adelphi,
2019, Milano].
Luglio-Agosto 2019